La Corte di Cassazione ha annullato una multa per eccesso di velocità perché l’autovelox era approvato ma non omologato. La legge italiana stabilisce che gli autovelox necessitano di due autorizzazioni: l’approvazione e l’omologazione. L’ordinanza della Corte di Cassazione dimostra che alcuni autovelox italiani funzionano solo con la prima, il che invaliderebbe le loro multe.
La multa oggetto del ricorso è stata comminata dal Comune di Treviso per aver guidato a 97 km/h in una zona a traffico limitato a 90 km/h. Nel 2023, il Comune di Treviso ha incassato circa 8 milioni di euro di multe. Il Comune stesso ha confermato che l’autovelox in questione continuerà a funzionare, altrimenti sarebbe stata una sorpresa, a dire il vero.
Come fare ricorso contro una multa italiana
Posso fare ricorso contro una multa italiana per mancata approvazione dell’autovelox? Le multe italiane possono essere impugnate presso due diverse autorità:
- Ricorso al Giudice di Pace: il termine è di 30 giorni dalla notifica della multa. Per presentare un ricorso al Giudice di Pace è necessario pagare una tassa di circa 45 euro (più alta per multe superiori a 1.000 euro). La sentenza della Corte di Cassazione può essere un argomento, ma non garantisce una sentenza favorevole.
- Ricorso al Prefetto: sebbene questa strada esista, è riservata a casi molto particolari di multe illegittime, quindi è sconsigliata se ciò che si vuole far valere è la mancata omologazione del radar. Il termine in questo caso è di 60 giorni.
Le autorità italiane stanno lavorando per garantire che tutti gli oltre 11.000 autovelox del Paese siano omologati nei prossimi mesi. La notifica della multa di solito indica se l’autovelox è omologato. Le associazioni dei consumatori italiane consigliano di inviare all’ente che ha emesso la multa una richiesta di accesso ai registri per confermare se l’autovelox è omologato.
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